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      A quasi tutta l'Europa dettava leggi un sol'uomo, e non si curava di nascondere, o di coprire almeno la sua sfrenata ambizione, e la mira di ridurla sotto il suo dominio. Conteneva allora l'impero francese, oltre la Francia, le Provincie belgiche conquistate sulla casa d'Austria, quella gran porzione dell'antica Gallia, riunita poi all'impero Alemanno, che dalle frontiere del Belgio si estende fino al Reno, ed un gran territorio ancora di qua da quel fiume sino alle sponde del mar [502] germanico; conteneva varie provincie d'Italia e lo stesso regno italico poteva considerarsi come una provincia dell'impero francese, dipendendo dallo stesso sovrano. Potevano parimenti considerarsi come sue provincie i regni di Spagna, d'Olanda, di Napoli, e di Westfalia, dove occupavano i troni principi di Napoleone dichiarati gran dignitari dell'impero francese, suoi luogotenenti generali dell'armata, e ad ogni suo cenno sommessi, ed obbedienti. Si aggiungevano a tanta vastità di territorio gli stati dei principi della confederazione del Reno, che come i Dejotari, gli Agrippa e gli Ariobazani, a tempo del senato romano, e dei primi Cesari, erano stati del titolo di re, e di gran duchi decorati da Napoleone, il quale con un sol decreto poteva facilmente farli scendere da quei troni, e formare dei loro stati altrettante provincie dell'impero. Tutto dunque annunziava l'innalzamento di una grande monarchia, che avrebbe fatto sparire, e in parte avea già fatto, quella moltiplicità di regni, e di principati, che, al dire di Bossuet, rendono quasi incompatibile la sudditanza dei papi col governo della Chiesa universale.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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