I, p. 240, 242.
(14) Perrin, I, 196-198. Léger, t. II, p. 333.
(15) Perrin, I, 199. Lèger, P. II, chap. I, p. 7. Morland, Istoria delle Chiese evangeliche del Piemonte, p. 194.
(16) Sismondi, Hist. des Rép. Italiennes, t. VI, p. 160, 162, 168, 170. Boccaccio asserisce Barlaam nativo di Tessalia (Tessalonicensis), ma Petrarca dice ch'era Calabrese, sebbene affettasse di esser Greco. (Hodius, de Græcis illustribus, p. 2-5.)
(17) Ginguené è d'opinione che la caduta dell'imperio d'Oriente non ha tanto contribuito come si crede al rinascimento delle lettere, e osserva che Firenze sarebbe divenuta la nuova Atene, quando anche l'antica, con tutte le isole e la città di Costantinopoli, non fosse caduta sotto un barbaro e ignorante conquistatore (Histoire littéraire d'Italie, t. III p. 18). L'osservazione di questo elegante scrittore è naturale in uno, che, a forza di minute ricerche, aveva acquistato la conoscenza di tutte le cause concorrenti per una grande rivoluzione, ma egli stesso ha confessato, che l'erudizione greca di Boccaccio era molto limitata, e lo studio dell'antica letteratura languiva dopo la sua morte. È innegabile, che questo poscia risorse all'arrivo dei Greci. E cosa fu mai la caduta di Costantinopoli se non la catastrofe di quelle calamità, che da principio indussero quei sapienti a portarsi in Italia, i di cui successori vi trasferirono la loro sede permanente, col resto dei loro tesori letterari salvati dal naufragio?
(18) Roscoe, Vita di Leone X vol. I, p. 335-336; vol.
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