Memorab., t. II, p. 398-419, dove il Consilium è inserito in fine con una prefazione di Vergerio. Fu ristampato insieme alla lettera di Schelhorn al Card. Quirini, ricordata nella nota susseguente, il quale aggiunge l'Epistola di Sturmio, e la corrispondenza, cui quella diede origine fra questo letterato e Sadoleti.
(156) Nel secolo passato, il Card. Quirini prese occasione da questo consiglio privato per lodare le intenzioni del papa circa la riforma degli abusi ecclesiastici, nella prefazione all'edizione delle Lettere del Card. Pole, ed anche nella sua Diatriba de Gestis Pauli III Famesii, pubblicata a Brescia nel 1745. A quest'opera furono fatte due abili repliche, una di Giovanni Rodolfo Kiesling, col titolo: Epistola de actis Paoli III ad emendationem Ecclesiae spectantibus; Lipsiæ, 1747; e l'altra di Giovanni Giorgio Schelhorn, intitolala: De Consilio de emendanda Ecclesia, jussu Pauli III, sed ab eodem neglecto; Tiguri 1748.
(157) In opposizione all'asserzione di Schelhorn, il Card. Quirini sostenne che Paolo IV non condannava il consiglio, ma soltanto i commentarj fattivi da Sturmio, e da altri. Schelhorn ha confutati gli argomenti del Card., e confermato il suo giudizio in un opuscolo che ha per titolo: De Consilio de emendanda Ecclesia auspiciis Pauli III conscripto, ac a Paulo IV damnato; Tig., 1748.
(158) Il cardinal Quirini da principio asserisce, che il Consilio fu originalmente stampato dai protestanti, ma poi ne trovò due copie stampate a Roma, nel 1538, con l'autorità del papa (ut supra, p. 9).
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