(Vita Lælii Socini, p. 74-85.) La sua opera scritta in occasione della pena di Serveto, e intitolata. "Martini Bellii Farrago de Hæreticis, an sint prosequendi, et omnino quomodo sit cum eis agendum"; fu la prima volta stampata a Basilea nel 1553; l'edizione, che ho esaminata, manca delle parole: "Martini Bellii Farrago", nel titolo e fu stampata "in Magdeburgo nel 1554." Il seguente è un esempio dello stile di ragionare: "Supponete un'accusato a Tubingen, che fa di se stesso questa difesa: "Io credo, che Cristoforo sia mio principe, e desidero obbedirgli in tutte le cose; ma quel che voi mi dite circa la sua venuta in carrozza, io non lo credo; credo, che verrà a cavallo; invece di esser vestito di scarlatto, come voi mi dite, io credo, che sia vestito di bianco; e in quanto ai suoi ordini datici per lavarsi in questa riviera, io credo che questo debba aver luogo dopo pranzo, e voi credete, che debba aver luogo di mattina." Vi domando ora, o principe, se voi vorreste per questo condannare un vostro suddito. Credo di no; e se voi foste presente, lodereste piuttosto il candore, e l'obbedienza d'un uomo che biasima la sua ignoranza; e se qualcuno lo mettesse a morte per questo, voi lo punireste. Tal'è la questione da considerarsi. Un certo cittadino di Cristo dice: "Io credo in Dio padre, e in Gesù Cristo suo figlio." (De Hæreticis, etc, p. 8). Per lungo tempo non è stata mai veduta alcuna copia di questa sua Paraphrasis in initium evangelii sancti Johannis, scripta in 1561, che conteneva la famosa interpretazione di quel passaggio.
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