Non avete voi uno proverbio il quale fortifica le mie ragioni, che dice: «La guerra fa i ladri, e la pace gl'impicca?». Perché quegli che non sanno vivere d'altro esercizio, e in quello non trovando chi gli sovvenga e non avendo tanta virtù che sappiano ridursi insieme a fare una cattività onorevole, sono forzati dalla necessit
à rompere la strada, e la giustizia è forzata spegnerli.
COSIMO Voi m'avete fatto tornare questa arte del soldo quasi che nulla, e io me la aveva presupposta la più eccellente e la più onorevole che si facesse; in modo che, se voi non me la dichiarate meglio, io non resto sodisfatto, perché, quando sia quello che voi dite, io non so donde si nasca la gloria di Cesare, di Pompeo, di Scipione, di Marcello, e di tanti capitani romani che sono per fama celebrati come dii.
FABRIZIO Io non ho ancora finito di disputare tutto quello che io proposi, che furono due cose: l'una, che uno uomo buono non poteva usare questo esercizio per sua arte; l'altra, che una republica o uno regno bene ordinato non permesse mai che i suoi suggetti o i suoi cittadini la usassono per arte. Circa la prima ho parlato quanto mi è occorso, restami a parlare della seconda, dove io verrò a rispondere a questa ultima domanda vostra, e dico che Pompeo e Cesare, e quasi tutti quegli capitani che furono a Roma dopo l'ultima guerra cartaginese, acquistarono fama come valenti uomini, non come buoni; e quegli che erano vivuti avanti a loro, acquistarono gloria come valenti e buoni. Il che nacque perché questi non presero lo esercizio della guerra per loro arte, e quegli che io nominai prima, come loro arte la usarono.
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