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      E perché tale pratica universale ancora non è da istimare poco, si potrebbe una volta o due l'anno, quando fusse pace, ridurre tutto il battaglione insieme e dargli forma d'uno esercito intero, esercitandogli alcuni giorni come se si avesse a fare giornata, ponendo la fronte, i fianchi e i sussidi ne' luoghi loro. E perché uno capitano ordina il suo esercito alla giornata, o per conto del nimico che vede o per quello del quale sanza vederlo dubita, si debbe esercitare il suo esercito nell'uno modo e nell'altro, e istruirlo in modo che possa camminare e, se il bisogno lo ricercasse, combattere, mostrando a' tuoi soldati quando fussero assaltati da questa o da quella banda, come si avessero a governare. E quando lo istruisse da combattere contro al nimico che vedessono, mostrar loro come la zuffa s'appicca, dove si abbiano a ritirare sendo ributtati, chi abbi a succedere in luogo loro, a che segni, a che suoni, a che voci debbano ubbidire e praticarvegli in modo, con le battaglie e con gli assalti finti, ch'egli abbiano a disiderare i veri. Perché lo esercito animoso non lo fa per essere in quello uomini animosi, ma lo esservi ordini bene ordinati; perché se io sono de' primi combattitori, e io sappia, sendo superato, dove io m'abbia a ritirare e chi abbia a succedere nel luogo mio, sempre combatterò con animo, veggendomi il soccorso propinquo. Se io sarò de' secondi combattitori, lo essere spinti e ributtati i primi non mi sbigottirà, perché io mi arò presupposto che possa essere e l'arò disiderato, per essere quello che dia la vittoria al mio padrone, e non sieno quegli.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221