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      Ma quella virtù che gli scrittori non celebrano negli uomini particolari, celebrano generalmente ne' popoli, dove esaltano infino alle stelle l'ostinazione che era in quegli per difendere la libertà loro. Sendo adunque vero che, dove sia più imperii, surga più uomini valenti, seguita di necessità che, spegnendosi quelli, si spenga di mano in mano la virtù, venendo meno la cagione che fa gli uomini virtuosi. Essendo pertanto di poi cresciuto l'imperio romano, e avendo spente tutte le republiche e i principati d'Europa e d'Affrica e in maggior parte quelli dell'Asia, non lasciò alcuna via alla virtù, se non Roma. Donde ne nacque che cominciarono gli uomini virtuosi a essere pochi in Europa come in Asia; la quale virtù venne poi in ultima declinazione, perché, sendo tutta la virtù ridotta in Roma, come quella fu corrotta, venne a essere corrotto quasi tutto il mondo; e poterono i popoli Sciti venire a predare quello Imperio il quale aveva la virtù d'altri spenta e non saputo mantenere la sua. E benché poi quello Imperio, per la inundazione di quegli barbari, si dividesse in più parti, questa virtù non vi è rinata; l'una, perché si pena un pezzo a ripigliare gli ordini quando sono guasti; l'altra, perché il modo del vivere d'oggi, rispetto alla cristiana religione, non impone quella necessità al difendersi, che anticamente era; perché, allora, gli uomini vinti in guerra o s'ammazzavano o rimanevano in perpetuo schiavi, dove menavano la loro vita miseramente; le terre vinte o si desolavano o ne erano cacciati gli abitatori, tolti loro i beni, mandati dispersi per il mondo; tanto che i superati in guerra pativano ogni ultima miseria.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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