Nondimeno, potendo voi medesimi leggere e considerare queste cose mediante gli scrittori antichi, lascerò molti particolari indietro, e solo ne addurrò quelle cose che di loro mi pare necessario imitare, a volere ne' nostri tempi dare alla milizia nostra qualche parte di perfezione. Il che farà che in uno tempo io mostrerò come uno esercito si ordini alla giornata, e come si affronti nelle vere zuffe, e come si possa esercitarlo nelle finte. Il maggiore disordine che facciano coloro che ordinano uno esercito alla giornata, è dargli solo una fronte e obligarlo a uno impeto e una fortuna. Il che nasce dallo avere perduto il modo che tenevano gli antichi a ricevere l'una schiera nell'altra; perché, sanza questo modo, non si può né sovvenire a' primi, né difendergli, né succedere nella zuffa in loro scambio; il che da' Romani era ottimamente osservato. Per volere adunque mostrare questo modo, dico come i Romani avevano tripartita ciascuna legione in astati, principi e triarii; de' quali, gli astati erano messi nella prima fronte dello esercito con gli ordini spessi e fermi; dietro a' quali erano i principi, ma posti con gli loro ordini più radi: dopo questi mettevano i triarii, e con tanta radità di ordini che potessono, bisognando, ricevere tra loro i principi e gli astati. Avevano, oltre a questi, i funditori e i balestrieri e gli altri armati alla leggiera; i quali non stavano in questi ordini, ma li collocavano nella testa dello esercito tra li cavagli e i fanti. Questi, adunque, leggermente armati appiccavano la zuffa; se vincevano, il che occorreva rade volte, essi seguivano la vittoria; se erano ributtati, si ritiravano per i fianchi dello esercito o per gli intervalli a tale effetto ordinati, e si riducevano tra' disarmati.
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