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      Il quale modo fu allora utile; ma oggi, rispetto alle artiglierie, non si potrebbe usare; perché quello spazio che rimarrebbe nel mezzo, tra l'uno esercito e l'altro, darebbe tempo a quelle di potere trarre; il che è perniziosissimo, come di sopra dicevo. Però conviene lasciare questo modo da parte, e usarlo, come poco fa dissi, faccendo appiccare tutto lo esercito e la parte più debole cedere. Quando uno capitano si truova avere più esercito di quello del nimico, a volerlo circundare che non lo prevegga, ordini lo esercito suo di equale fronte a quello dello avversario; di poi, appiccata la zuffa, faccia che a poco a poco la fronte si ritiri e i fianchi si distendano; e sempre occorrerà che 'l nimico si troverrà, sanza accorgersene, circundato. Quando uno capitano voglia combattere quasi che sicuro di non potere essere rotto, ordini l'esercito suo in luogo dove egli abbia il refugio propinquo e sicuro, o tra paludi o tra monti o in una città potente; perché, in questo caso, egli non può essere seguito dal nimico e il nimico può essere seguitato da lui. Questo termine fu usato da Annibale, quando la fortuna cominciò a diventargli avversa e che dubitava del valore di Marco Marcello. Alcuni, per turbare gli ordini del nimico, hanno comandato a quegli che sono leggermente armati, che appicchino la zuffa, e, appiccata, si ritirino tra gli ordini; e quando di poi gli eserciti si sono attestati insieme e che la fronte di ciascuno è occupata al combattere, gli hanno fatti uscire per li fianchi delle battaglie, e quello turbato e rotto.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





Annibale Marco Marcello