Circa alle altre cose, quanto si aspetta a' cavagli, mi rimetto a quanto oggi vi dissi e a quello che si costuma. Desidereresti forse ancora intendere quali parte debbe avere uno capitano? A che io vi sodisfarò brevissimamente, perché io non saprei eleggere altro uomo che quello che sapesse fare tutte quelle cose che da noi sono state oggi ragionate; le quali ancora non basterebbero, quando non ne sapesse trovare da sé, perché niuno sanza invenzione fu mai grande uomo nel mestiero suo; e se la invenzione fa onore nell'altre cose, in questo sopra tutto ti onora. E si vede ogni invento, ancora che debole, essere dagli scrittori celebrato; come si vede che lodano Alessandro Magno, che, per disalloggiare più segretamente, non dava il segno con la tromba, ma con uno cappello sopra una lancia. È laudato ancora per avere ordinato agli suoi soldati che, nello appiccarsi con gli nimici, s'inginocchiassero col piè manco, per potere più gagliardamente sostenere l'impeto loro; il che avendogli dato la vittoria, gli dette ancora tanta lode, che tutte le statue, che si rizzavano in suo onore, stavano in quella guisa. Ma perch'egli è tempo di finire questo ragionamento, io voglio tornare a proposito; e parte fuggirò quella pena in che si costuma condannare in questa terra coloro che non vi tornano. Se vi ricorda bene, Cosimo, voi mi dicesti che, essendo io dall'uno canto esaltatore della antichità e biasimatore di quegli che nelle cose gravi non la imitano, e, dall'altro, non la avendo io nelle cose della guerra, dove io mi sono affaticato, imitata, non ne potevi ritrovare la cagione; a che io risposi come gli uomini che vogliono fare una cosa, conviene prima si preparino a saperla fare, per potere poi operarla quando l'occasione lo permetta.
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Alessandro Magno Cosimo
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