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      E tanto fu potente questa accusa che Menenio, fatta una concione e dolutosi delle calunnie dategli da' Nobili, depose la dittatura, e sottomessesi al giudizio che di lui fusse fatto dal Popolo, e dipoi, agitata la causa sua, ne fu assoluto: dove si disputò assai, quale sia più ambizioso o quel che vuole mantenere o quel che vuole acquistare; perché facilmente l'uno e l'altro appetito può essere cagione di tumulti grandissimi. Pur nondimeno, il più delle volte sono causati da chi possiede, perché la paura del perdere genera in loro le medesime voglie che sono in quelli che desiderano acquistare; perché non pare agli uomini possedere sicuramente quello che l'uomo ha, se non si acquista di nuovo dell'altro. E di più vi è, che, possedendo molto, possono con maggiore potenza e maggiore moto fare alterazione. Ed ancora vi è di più, che gli loro scorretti e ambiziosi portamenti accendano, ne' petti di chi non possiede, voglia di possedere, o per vendicarsi contro di loro spogliandoli, o per potere ancora loro entrare in quelle ricchezze e in quelli onori che veggono essere male usati dagli altri.
     
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      Se in Roma si poteva ordinare uno stato
      che togliesse via le inimicizie
      intra il Popolo ed il Senato.
     
     
      Noi abbiamo discorso, di sopra, gli effetti che facevano le controversie intra il Popolo ed il Senato. Ora, sendo quelle seguitate infino al tempo de' Gracchi, dove furono cagione della rovina del vivere libero, potrebbe alcuno desiderare che Roma avesse fatti gli effetti grandi che la fece, sanza che in quella fussono tali inimicizie.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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