E intra le altre cose che diceva, era come il tesoro il quale si era adunato insieme per dare ai Franciosi, e poi non dato loro, era stato usurpato da privati cittadini; e, quando si riavesse, si poteva convertirlo in publica utilità, alleggerendo la Plebe da' tributi, o da qualche privato debito. Queste parole poterono assai nella Plebe; talché cominciò a avere concorso, ed a fare a sua posta dimolti tumulti nella città: la quale cosa dispiacendo al Senato, e parendogli di momento e pericolosa, creò uno Dittatore, perché ci riconoscesse questo caso, e frenasse lo empito di Manlio. Onde è che subito il Dittatore lo fece citare, e condussonsi in publico all'incontro l'uno dell'altro; il Dittatore in mezzo de' Nobili, e Manlio nel mezzo della Plebe. Fu domandato Manlio che dovesse dire, appresso a chi fusse questo tesoro ch'e' diceva, perché n'era così desideroso il Senato, d'intenderlo, come la Plebe: a che Manlio non rispondeva particularmente; ma, andando sfuggendo, diceva come non era necessario dire loro quello che si sapevano: tanto che il Dittatore lo fece mettere in carcere.
È da notare, per questo testo, quanto siano nelle città libere, ed in ogni altro modo di vivere, detestabili le calunnie; e come, per reprimerle, si debba non perdonare a ordine alcuno che vi faccia a proposito. Né può essere migliore ordine, a torle via, che aprire assai luoghi alle accuse; perché, quanto le accuse giovano alle republiche, tanto le calunnie nuocono: e dall'una all'altra parte è questa differenza, che le calunnie non hanno bisogno né di testimone né di alcuno altro particulare riscontro a provarle, in modo che ciascuno e da ciascuno può essere calunniato; ma non può già essere accusato, avendo le accuse bisogno di riscontri veri e di circunstanze che mostrino la verità dell'accusa.
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