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      Quelli altri, ai quali basta vivere sicuri, si sodisfanno facilmente, faccendo ordini e leggi, dove insieme con la potenza sua si comprenda la sicurtà universale. E quando uno principe faccia questo, e che il popolo vegga che, per accidente nessuno, ei non rompa tali leggi, comincerà in breve tempo a vivere sicuro e contento. In esemplo ci è il regno di Francia, il quale non vive sicuro per altro che per essersi quelli re obligati a infinite leggi, nelle quali si comprende la sicurtà di tutti i suoi popoli. E chi ordinò quello stato, volle che quelli re, dell'armi e del danaio facessero a loro modo, ma che d'ogni altra cosa non ne potessono altrimenti disporre che le leggi si ordinassero. Quello principe, adunque, o quella republica che non si assicura nel principio dello stato suo, conviene che si assicuri nella prima occasione, come fecero i Romani. Chi lascia passare quella, si pente tardi di non avere fatto quello che doveva fare.
      Sendo, pertanto, il popolo romano ancora non corrotto quando ei ricuperò la libertà, potette mantenerla, morti i figliuoli di Bruto e spenti i Tarquinii, con tutti quelli modi ed ordini che altra volta si sono discorsi. Ma se fusse stato quel popolo corrotto, né in Roma né altrove si truova rimedi validi a mantenerla; come nel seguente capitolo mosterreno.
     
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      Uno popolo corrotto, venuto in libertà,
      si può con difficultà grandissima
      mantenere libero.
     
     
      Io giudico ch'egli era necessario, o che i re si estinguessono in Roma, o che Roma in brevissimo tempo divenisse debole e di nessuno valore; perché, considerando a quanta corruzione erano venuti quelli re, se fossero seguitati così due o tre successioni, e che quella corruzione, che era in loro, si fosse cominciata ad istendere per le membra, come le membra fossero state corrotte, era impossibile mai più riformarla.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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