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      Fu notata, dagli uomini prudenti che col papa erano, la temerità del papa e la viltà di Giovampagolo; né potevono estimare donde si venisse che quello non avesse, con sua perpetua fama, oppresso ad un tratto il nimico suo, e sé arricchito di preda, sendo col papa tutti li cardinali, con tutte le loro delizie. Né si poteva credere si fusse astenuto o per bontà o per conscienza che lo ritenesse; perché in uno petto d'un uomo facinoroso, che si teneva la sorella, che aveva morti i cugini e i nipoti per regnare, non poteva scendere alcun pietoso rispetto: ma si conchiuse, nascesse che gli uomini non sanno essere onorevolmente cattivi, o perfettamente buoni, e, come una malizia ha in sé grandezza, o è in alcuna parte generosa, e' non vi sanno entrare. Così Giovampagolo, il quale non stimava essere incesto e publico parricida, non seppe, o, a dir meglio, non ardì, avendone giusta occasione, fare una impresa, dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sé lasciato memoria eterna, sendo il primo che avesse dimostro a' prelati, quanto sia da stimare poco chi vive e regna come loro ed avessi fatto una cosa, la cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo, che da quella potesse dependere.
     
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      Per quale cagione i Romani
      furono meno ingrati contro agli loro
      cittadini che gli Ateniesi.
     
     
      Qualunque legge le cose fatte dalle republiche, troverrà in tutte qualche spezie d'ingratitudine contro a' suoi cittadini: ma ne troverrà meno in Roma che in Atene, e per avventura in qualunque altra republica.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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