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      Di questo se ne potrebbe addurre assai esempli, ma io ne voglio solamente dare uno della città nostra. Cosimo de' Medici, dal quale la casa de' Medici in la nostra città ebbe il principio della sua grandezza, venne in tanta riputazione col favore che gli dette la sua prudenza e la ignoranza degli altri cittadini, che ei cominciò a fare paura allo stato, in modo che gli altri cittadini giudicavano l'offenderlo pericoloso ed il lasciarlo stare così, pericolosissimo. Ma vivendo in quei tempi Niccolò da Uzzano, il quale nelle cose civili era tenuto uomo espertissimo, ed avendo fatto il primo errore di non conoscere i pericoli che dalla riputazione di Cosimo potevano nascere; mentre che visse, non permesse mai che si facesse il secondo, cioè che si tentasse di volerlo spegnere; giudicando tale tentazione essere al tutto la rovina dello stato loro; come si vide in fatto, che fu, dopo la sua morte: perché, non osservando quegli cittadini che rimasono, questo suo consiglio, si feciono forti contro a Cosimo, e lo cacciorono da Firenze. Donde ne nacque che la sua parte, per questa ingiuria risentitasi, poco di poi lo richiamò, e lo fece principe della republica: a il quale grado sanza quella manifesta opposizione non sarebbe mai potuto salire.
      Questo medesimo intervenne a Roma con Cesare, che, favorita da Pompeio e dagli altri quella sua virtù, si convertì poco dipoi quel favore in paura: di che fa testimone Cicerone, dicendo che Pompeio aveva tardi cominciato a temere Cesare. La quale paura fece che pensarono ai rimedi; e gli rimedi che fecero, accelerarono la rovina della loro Republica.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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