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      Perché, quando in una republica manca uno simile modo, è necessario, o, servando gli ordini, rovinare, o, per non ruinare, rompergli. Ed in una republica non vorrebbe mai accadere cosa che con modi straordinari si avesse a governare. Perché, ancora che il modo straordinario per allora facesse bene, nondimeno lo esemplo fa male; perché si mette una usanza di rompere gli ordini per bene, che poi, sotto quel colore, si rompono per male. Talché mai fia perfetta una republica, se con le leggi sue non ha provisto a tutto, e ad ogni accidente posto il rimedio, e dato il modo a governarlo. E però, conchiudendo, dico che quelle republiche, le quali negli urgenti pericoli non hanno rifugio o al Dittatore o a simili autoritadi, sempre ne' gravi accidenti rovineranno. È da notare in questo nuovo ordine il modo dello eleggerlo, quanto dai Romani fu saviamente provisto. Perché, sendo la creazione del Dittatore con qualche vergogna dei Consoli, avendo, di capi della città, a divenire sotto una ubbidienza come gli altri; e presupponendo che di questo avessi a nascere isdegno fra' cittadini; vollono che l'autorità dello eleggerlo fosse nei Consoli: pensando che, quando l'accidente venisse che Roma avesse bisogno di questa regia potestà, ei lo avessono a fare volentieri e facendolo loro, che dolesse loro meno. Perché le ferite ed ogni altro male che l'uomo si fa da sé spontaneamente e per elezione, dolgano di gran lunga meno, che quelle che ti sono fatte da altrui. Ancora che poi negli ultimi tempi i Romani usassono, in cambio del Dittatore, di dare tale autorità al Console, con queste parole: «Videat Consul, ne Respublica quid detrimenti capiat». E per tornare alla materia nostra, conchiudo, come i vicini di Roma, cercando opprimergli, gli fecerono ordinare, non solamente a potersi difendere, ma a potere, con più forza, più consiglio e più autorità, offendere loro.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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