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      Perché, sendo Marc'Antonio stato giudicato inimico del Senato, ed avendo quello grande esercito insieme adunato, in buona parte, de' soldati che avevano seguitato le parte di Cesare; Tullio, per torgli questi soldati, confortò il Senato a dare riputazione ad Ottaviano, e mandarlo con Irzio e Pansa consoli contro a Marc'Antonio: allegando, che, subito che i soldati che seguivano Marc'Antonio, sentissero il nome di Ottaviano nipote di Cesare, e che si faceva chiamare Cesare, lascerebbono quello, e si accosterebbono a costui; e così restato Marc'Antonio ignudo di favori, sarebbe facile lo opprimerlo. La quale cosa riuscì tutta al contrario; perché Marc'Antonio si guadagnò Ottaviano; e, lasciato Tullio e il Senato, si accostò a lui. La quale cosa fu al tutto la distruzione della parte degli ottimati. Il che era facile a conietturare: né si doveva credere quel che si persuase Tullio, ma tener sempre conto di quel nome che con tanta gloria aveva spenti i nimici suoi, ed acquistatosi il principato in Roma; né si doveva credere mai potere, o da suoi eredi o da suoi fautori, avere cosa che fosse conforme al nome libero.
     
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      Il popolo molte volte disidera
      la rovina sua, ingannato da una falsa
      spezie di beni: e come le grandi speranze
      e gagliarde promesse facilmente
      lo muovono.
     
     
      Espugnata che fu la città de' Veienti, entrò nel popolo romano un'opinione, che fosse cosa utile per la città di Roma, che la metà de' Romani andasse ad abitare a Veio; argomentando che, per essere quella città ricca di contado, piena di edificii e propinqua a Roma, si poteva arricchire la metà de' cittadini romani, e non turbare per la propinquità del sito nessuna azione civile.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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