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      Oltre a questo, si truova, come negli uomini, de' cavagli che hanno poco animo, e di quegli che ne hanno assai: e molte volte interviene che un cavallo animoso è cavalcato da un uomo vile, e uno cavallo vile da uno animoso; ed in qualunque modo che segua questa disparità, ne nasce inutilità e disordine. Possono le fanterie, ordinate, facilmente rompere i cavagli, e difficilmente essere rotte da quegli. La quale opinione è corroborata, oltre a molti esempli antichi e moderni, dalla autorità di coloro che danno delle cose civili regola: dove ei mostrano come in prima le guerre si cominciarono a fare con i cavagli, perché non era ancora l'ordine delle fanterie; ma come queste si ordinarono, si conobbe subito quanto loro erano più utili che quelli. Non è per questo però che i cavagli non siano necessarii negli eserciti, e per fare scoperte, per iscorrere e predare i paesi, per seguitare i nimici quando ei sono in fuga, e per essere ancora in parte una opposizione ai cavagli degli avversari: ma il fondamento e il nervo dello esercito, e quello che si debbe più stimare, debbano essere le fanterie.
      Ed infra i peccati de' principi italiani, che hanno fatto Italia serva de' forestieri, non ci è il maggiore che avere tenuto poco conto di questo ordine, ed avere volto tutta la sua cura alla milizia a cavallo. Il quale disordine è nato per la malignità de' capi, e per la ignoranza di coloro che tenevano stato. Perché, essendosi ridotta la milizia italiana da' venticinque anni indietro, in uomini che non avevano stato, ma erano come capitani di ventura, pensarono subito come potessero mantenersi la riputazione, stando armati loro e disarmati i principi.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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