Doveva bastare ancora al popolo fiorentino, che gli era assai vittoria, se lo esercito spagnuolo cedeva a qualcuna delle voglie di quello e le sue non adempiva tutte: perché la intenzione di quello esercito era mutare lo stato in Firenze, levarlo dalla divozione di Francia, e trarre da lui danari. Quando di tre cose e' ne avesse avute due, che son l'ultime, ed al popolo ne fusse restata una, che era la conservazione dello stato suo, ci aveva dentro ciascuno qualche onore e qualche satisfazione: né si doveva il popolo curare delle due cose, rimanendo vivo; né doveva volere, quando bene egli avesse veduta maggiore vittoria, e quasi certa, mettere quella in alcuna parte a discrezione della fortuna, andandone l'ultima posta sua: la quale qualunque prudente mai arrischierà se non necessitato. Annibale, partito d'Italia, dove era stato sedici anni glorioso, richiamato da' suoi Cartaginesi a soccorrere la patria, trovò rotto Asdrubale e Siface; trovò perduto il regno di Numidia e ristretta Cartagine intra i termini delle sue mura, alla quale non restava altro refugio che esso e lo esercito suo. Conoscendo come quella era l'ultima posta della sua patria, non volle prima metterla a rischio, ch'egli ebbe tentato ogni altro rimedio; e non si vergognò di domandare la pace, giudicando, se alcuno rimedio aveva la sua patria, era in quella e non nella guerra: la quale sendogli poi negata, non volle mancare, dovendo perdere, di combattere; giudicando potere pur vincere, o, perdendo, perdere gloriosamente.
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