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      E che sia vero, si vede per la domanda che fece Annone cartaginese a quelli oratori d'Annibale dopo la rotta di Canne, i quali avendo magnificato le cose fatte da Annibale, furono domandati da Annone, se del popolo romano alcuno era venuto a domandare pace, e se del nome latino e delle colonie alcuna terra si era ribellata dai Romani; e negando quegli l'una e l'altra cosa, replicò Annone: - Questa guerra è ancora intera come prima -.
      Vedesi, pertanto, e per questo discorso, e per quello che più volte abbiamo altrove detto, quanta diversità sia, dal modo del procedere delle republiche presenti, a quello delle antiche. Vedesi ancora, per questo, ogni dì, miracolose perdite e miracolosi acquisti. Perché, dove gli uomini hanno poca virtù, la fortuna mostra assai la potenza sua; e, perché la è varia, variano le republiche e gli stati spesso; e varieranno sempre, infino che non surga qualcuno che sia della antichità tanto amatore, che la regoli in modo, che la non abbia cagione di mostrare, a ogni girare di sole, quanto ella puote.
     
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      Quanto sia pericoloso credere
      agli sbanditi.
     
     
      E' non mi pare fuori di proposito ragionare, intra questi altri discorsi, quanto sia cosa pericolosa credere a quelli che sono cacciati della patria sua, essendo cose che ciascuno dì si hanno a praticare da coloro che tengono stati; potendo, massime, dimostrare questo con uno memorabile esemplo addotto da Tito Livio nelle sue istorie, ancora che sia fuora del presupposto suo. Quando Alessandro Magno passò con lo esercito suo in Asia, Alessandro di Epiro, cognato e zio di quello, venne con gente in Italia, chiamato dagli sbanditi Lucani, i quali gli dettono speranza che potrebbe, mediante loro, occupare tutta quella provincia.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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