Pagina (310/427)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Donde, rompendogli quello capitano la fede ed accusandola a Nerone, fu tanta l'audacia di Epicari nel negarlo, che Nerone, rimaso confuso, non la condannò. Sono, adunque, nel comunicare la cosa ad uno solo, due pericoli: l'uno, che non ti accusi in pruova; l'altro, che non ti accusi convinto e constretto dalla pena, sendo egli preso per qualche sospetto o per qualche indizio avuto di lui. Ma nell'uno e nell'altro di questi due pericoli è qualche rimedio, potendosi negare l'uno, allegandone l'odio che colui avesse teco; e negare l'altro, allegandone la forza che lo constringesse a dire le bugie. È, adunque, prudenza non comunicare la cosa a nessuno, ma fare secondo gli esempli soprascritti; o, quando pure la comunichi, non passare uno; dove, se è qualche più pericolo, ve n'è meno assai che comunicarla con molti. Propinquo a questo modo è quando una necessità ti costringa a fare quello al principe che tu vedi che 'l principe vorrebbe fare a te, la quale sia tanto grande che non ti dia tempo se non a pensare ad assicurarti. Questa necessità conduce quasi sempre la cosa al fine desiderato: ed a provarlo voglio bastino due esempli. Aveva Commodo, imperadore, Leto ed Eletto, capi de' soldati pretoriani, ed intra' primi amici e familiari suoi; aveva Marzia in nelle prime sue concubine o amiche; e perché egli era da costoro qualche volta ripreso de' modi con i quali maculava la persona sua e lo Imperio, diliberò di farli morire; e scrisse in su una listra Marzia, Leto ed Eletto ed alcuni altri che voleva, la notte sequente fare morire; e quella listra messe sotto il capezzale del suo letto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





Nerone Epicari Nerone Commodo Leto Eletto Marzia Imperio Marzia Leto Eletto