E perché noi abbiamo fatto menzione di Fabio Massimo che tenne a bada Annibale, mi pare da discorrere nel capitolo sequente, se uno capitano, volendo fare la giornata in ogni modo col nimico, può essere impedito, da quello, che non lo faccia.
10
Che uno capitano
non può fuggire la giornata,
quando l'avversario la vuol fare
in ogni modo.
«Cneus Sulpitius dictator adversus Gallos bellum trahebat, nolens se fortunae committere adversus hostem, quem tempus deteriorem in dies, et locus alienus, faceret». Quando e' séguita uno errore, dove tutti gli uomini o la maggiore parte s'ingannino, io non credo che sia male molte volte riprovarlo. Pertanto, come che io abbia di sopra più volte mostro quanto le azioni circa le cose grandi sieno disformi a quelle delli antichi tempi, nondimeno non mi pare superfluo al presente replicarlo. Perché, se in alcuna parte si devia dagli antichi ordini si devia massime nelle azioni militari, dove al presente non è osservata alcuna di quelle cose che dagli antichi erano stimate assai. Ed è nato questo inconveniente, perché le republiche ed i principi hanno imposta questa cura ad altrui; e per fuggire i pericoli si sono discostati da questo esercizio: e se pure si vede qualche volta uno re de' tempi nostri andare in persona, non si crede, però, che da lui nasca altri modi che meritino più laude. Perché quello esercizio, quando pure lo fanno, lo fanno a pompa, e non per alcuna altra laudabile cagione. Pure, questi fanno minori errori rivedendo i loro eserciti qualche volta in viso, tenendo a presso di loro il titolo dello imperio, che non fanno le republiche, e massime le italiane; le quali, fidandosi d'altrui, né s'intendendo in alcuna cosa di quello che appartenga alla guerra; e, dall'altro canto, volendo, per parere d'essere loro il principe, deliberarne, fanno in tale deliberazione mille errori.
| |
Fabio Massimo Annibale Sulpitius Gallos
|