E benché Livio tenga tale opinione, nondimeno si vede in molti luoghi della sua istoria la virtù de' soldati sanza capitano avere fatto maravigliose pruove, ed essere stati più ordinati e più feroci dopo la morte de' Consoli loro, che innanzi che morissono: come occorse nello esercito che i Romani avevano in Ispagna sotto gli Scipioni; il quale, morti i due capitani, poté, con la virtù sua, non solamente salvare sé stesso, ma vincere il nimico, e conservare quella provincia alla Republica. Talché, discorrendo tutto, si troverrà molti esempli, dove solo la virtù de' soldati arà vinta la giornata; e molti altri, dove solo la virtù de' capitani arà fatto il medesimo effetto: in modo che si può giudicare, l'uno abbia bisogno dell'altro, e l'altro dell'uno.
Ècci bene da considerare, prima, quale sia più da temere, o d'uno buono esercito male capitanato, o d'uno buono capitano accompagnato da cattivo esercito. E seguendo in questo la opinione di Cesare, si debbe estimare poco l'uno e l'altro. Perché, andando egli in Ispagna contro a Afranio e Petreio, che avevano uno ottimo esercito, disse che gli stimava poco, «quia ibat ad exercitum sine duce», mostrando la debolezza de' capitani. Al contrario, quando andò in Tessaglia contro a Pompeio, disse: «Vado ad ducem sine exercitu».
Puossi considerare un'altra cosa: a quale è più facile, o ad uno buono capitano fare uno buono esercito, o ad uno buono esercito fare uno buono capitano. Sopra che dico che tale questione pare decisa: perché più facilmente molti buoni troverranno o instruiranno uno, tanto che diventi buono, che non farà uno molti.
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