Il che detti Tribuni fecero volontariamente: «Nec quicquam (dice Tito Livio) de maiestate sua detractum credebant, quod maiestati eius concessissent». Onde Cammillo, presa a parole questa ubbidienza, comandò che si scrivesse tre eserciti. Del primo volle essere capo lui, per ire contro a' Toscani. Del secondo fece capo Quinto Servilio, il quale volle stesse propinquo a Roma, per ostare ai Latini ed agli Ernici, se si movessono. Al terzo esercito prepose Lucio Quinzio, il quale scrisse per tenere guardata la città e difese le porte e la curia, in ogni caso che nascesse. Oltre a di questo, ordinò che Orazio, uno de' suoi collegi, provedesse l'armi ed il frumento e l'altre cose che richieggono i tempi della guerra. Prepose Cornelio, ancora, suo collega, al Senato ed al publico consiglio, acciocché potesse consigliare le azioni che giornalmente si avevano a fare ed esequire: in modo furono quegli Tribuni, in quelli tempi, per la salute della patria, disposti a comandare ed a ubbidire. Notasi per questo testo, quello che faccia uno uomo buono e savio, e di quanto bene sia cagione, e quanto utile e' possa fare alla sua patria, quando, mediante la sua bontà e virtù, egli ha spenta la invidia; la quale è molte volte cagione che gli uomini non possono operare bene, non permettendo detta invidia che gli abbino quella autorità la quale è necessaria avere nelle cose d'importanza. Spegnesi questa invidia in due modi. O per qualche accidente forte e difficile, dove ciascuno, veggendosi perire, posposta ogni ambizione, corre volontariamente ad ubbidire a colui che crede che con la sua virtù lo possa liberare: come intervenne a Cammillo, il quale avendo dato di sé tanti saggi di uomo eccellentissimo, ed essendo stato tre volte Dittatore, ed avendo amministrato sempre quel grado ad utile publico, e non a propria utilità aveva fatto che gli uomini non temevano della grandezza sua; e per esser tanto grande e tanto riputato, non stimavano cosa vergognosa essere inferiori a lui (e però dice Tito Livio saviamente quelle parole «Nec quicquam» ecc.
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