Il presente Sultan Salì, detto Gran Turco, essendosi preparato (secondo che ne riferiscono alcuni che vengono de' suoi paesi) di fare la impresa di Soria e di Egitto, fu confortato da uno suo Bascià, quale ei teneva ai confini di Persia, di andare contro al Sofì: dal quale consiglio mosso andò con esercito grossissimo a quella impresa; e arrivando in uno paese larghissimo, dove sono assai diserti e le fiumare rade, e trovandovi quelle difficultà che già fecero rovinare molti eserciti romani, fu in modo oppressato da quelle, che vi perdé, per fame e per peste, ancora che nella guerra fosse superiore, gran parte delle sue genti: talché, irato contro allo autore del consiglio, lo ammazzò. Leggesi, assai cittadini stati confortatori d'una impresa, e, per avere avuto quella tristo fine, essere stati mandati in esilio. Fecionsi capi alcuni cittadini romani, che si facesse in Roma il Consule plebeio. Occorse che il primo che uscì fuori con gli eserciti, fu rotto; onde a quegli consigliatori sarebbe avvenuto qualche danno, se non fosse stata tanto gagliarda quella parte, in onore della quale tale diliberazione era venuta.
È cosa adunque certissima, che quegli che consigliano una republica, e quegli che consigliano uno principe, sono posti intra queste angustie, che, se non consigliano le cose che paiono loro utili, o per la città o per il principe, sanza rispetto, e' mancano dell'ufficio loro; se le consigliano, e' gli entrano in pericolo della vita e dello stato: essendo tutti gli uomini in questo ciechi, di giudicare i buoni e i cattivi consigli dal fine.
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