E pensando in che modo ei potessono fuggire o questa infamia o questo pericolo, non ci veggo altra via che pigliare le cose moderatamente, e non ne prendere alcuna per sua impresa, e dire la opinione sua sanza passione, e sanza passione con modestia difenderla: in modo che, se la città o il principe la segue, che la segua voluntario, e non paia che vi venga tirato dalla tua importunità. Quando tu faccia così, non è ragionevole che uno principe ed uno popolo del tuo consiglio ti voglia male, non essendo seguito contro alla voglia di molti: perché quivi si porta pericolo dove molti hanno contradetto, i quali poi nello infelice fine concorrono a farti rovinare. E se in questo caso si manca di quella gloria che si acquista nello essere solo contro a molti a consigliare una cosa, quando ella sortisce buono fine, ci sono a rincontro due beni: il primo, del mancare di pericolo; il secondo, che, se tu consigli una cosa modestamente, e per la contradizione il tuo consiglio non sia preso e per il consiglio d'altrui ne seguiti qualche rovina, ne risulta a te gloria grandissima.
E benché la gloria che si acquista de' mali che abbia o la tua città o il tuo principe, non si possa godere, nondimeno è da tenerne qualche conto.
Altro consiglio non credo si possa dare agli uomini in questa parte: perché consigliandogli che tacessono, e che non dicessono l'opinione loro, sarebbe cosa inutile alla republica o al loro principe, e non fuggirebbono il pericolo; perché in poco tempo diventerebbono sospetti: ed ancora potrebbe loro intervenire come a quegli amici di Perse re de' Macedoni, il quale essendo stato rotto da Paulo Emilio, e fuggendosi con pochi amici, accadde che, nel replicare le cose passate, uno di loro cominciò a dire a Perse molti errori fatti da lui, che erano stati cagione della sua rovina; al quale Perse rivoltosi, disse: - Traditore, sì che tu hai indugiato a dirmelo ora che io non ho più rimedio!
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