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      Ecelino, intanto, aveva sottomesso tutta la Marca trivigiana: non potette espugnare Ferrara, perché fu difesa da Azzone da Esti e dalle genti che il Papa aveva in Lombardia; donde che, partita la obsidione, il Papa dette quella città in feudo ad Azzone Estense, dal quale sono discesi quelli i quali ancora oggi la signoreggiano. Fermossi Federigo a Pisa, desideroso di insignorirsi di Toscana; e nel ricognoscere gli amici e nimici di quella provincia seminò tanta discordia che fu cagione della rovina di tutta Italia; perché le parti guelfe e ghibelline multiplicorono, chiamandosi Guelfi quelli che seguivono la Chiesa, e Ghibellini quelli che seguivono gli imperadori; e a Pistoia in prima fu udito questo nome. Partito Federigo da Pisa, in molti modi assaltò e guastò le terre della Chiesa, tanto che il Papa, non avendo altro rimedio, gli bandì la crociata contro, come avevono fatto gli antecessori suoi contro a' Saraceni. E Federigo, per non essere abandonato dalle sue genti ad un tratto, come erano stati Federigo Barbarossa e altri suoi maggiori, soldò assai Saraceni; e per obligarseli, e per fare uno ostaculo in Italia fermo contro alla Chiesa, che non temessi le papali maledizioni, donò loro Nocera nel Regno, acciò che, avendo uno proprio refugio, potessero con maggiore securità servirlo.
     
     
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      Era venuto al pontificato Innocenzio IV; il quale, temendo di Federigo, se ne andò a Genova, e di quivi in Francia; dove ordinò uno concilio, a Lione, al quale Federigo deliberò di andare.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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