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In questo mezzo il Re di Ungheria, cacciata che gli ebbe la regina Giovanna, se ne tornò nel suo regno; ma il Papa, che desiderava piuttosto la Reina propinqua a Roma che quel re, operò in modo che fu contento restituirle il Regno, pure che Lodovico suo marito, contento del titulo di Taranto, non fusse chiamato re. Era venuto l'anno 1350, sì che al Papa parve che il giubileo, ordinato da papa Bonifazio VIII per ogni cento anni, si potesse a cinquanta anni ridurre, e fattolo per decreto, i Romani, per questo benifizio, furono contenti che mandassi a Roma quattro cardinali a riformare lo stato della città, e fare secondo la sua volontà i senatori. Il Papa ancora pronunziò Lodovico di Taranto re di Napoli; donde che la reina Giovanna, per questo benifizio, dette alla Chiesa Avignone, che era di suo patrimonio. Era, in questi tempi, morto Luchino Visconti, donde solo Giovanni arcivescovo di Milano era restato signore; il quale fece molta guerra alla Toscana e a' suoi vicini, tanto che diventò potentissimo. Dopo la morte del quale rimasono Bernabò e Galeazzo suoi nipoti; ma poco di poi morì Galeazzo, e di lui rimase Giovangaleazzo, il quale si divise con Bernabò quello stato. Era in questi tempi, imperadore Carlo re di Buemia, e pontefice Innocenzio VI, il quale mandò in Italia Egidio cardinale di nazione spagnuolo, il quale con la sua virtù, non solamente in Romagna e in Roma, ma per tutta Italia aveva renduta la reputazione alla Chiesa: recuperò Bologna, che dallo arcivescovo di Milano era stata occupata; constrinse i Romani ad accettare uno senatore forestiero, il quale ciascuno anno vi dovesse dal papa essere mandato; fece onorevoli accordi con i Visconti; roppe e prese Giovanni Auguto inghilese, il quale con quattromila Inghilesi in aiuto de' Ghibellini militava in Toscana.
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