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Trovavasi, in questi tempi, come abbiamo detto, Filippo Visconti nella rocca di Pavia; ma venendo a morte Fazino Cane, il quale ne' travagli di Lombardia si era insignorito di Vercelli, Alessandria, Novara e Tortona, e aveva ragunate assai ricchezze, non avendo figliuoli, lasciò erede degli stati suoi Beatrice sua moglie, e ordinò con i suoi amici operassero in modo che la si maritasse a Filippo. Per il quale matrimonio diventato Filippo potente, riacquistò Milano e tutto lo stato di Lombardia. Di poi, per essere grato de' benefizi grandi, come sono quasi sempre tutti i principi, accusò Beatrice sua moglie di stupro, e la fece morire. Diventato pertanto potentissimo, cominciò a pensare alle guerre di Toscana, per seguire i disegni di Giovan Galeazzo suo padre.
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Aveva Ladislao re di Napoli, morendo, lasciato a Giovanna sua sirocchia, oltre al Regno, uno grande esercito, capitanato dai principali condottieri di Italia, intra i primi de' quali era Sforza da Cotignuola reputato, secondo quelle armi, valoroso. La Reina, per fuggire qualche infamia di tenersi uno Pandolfello, il quale aveva allevato, tolse per marito Iacopo della Marcia, francioso, di stirpe regale, con queste condizioni, che fussi contento di essere chiamato principe di Taranto, e lasciasse a lei il titolo e il governo del Regno. Ma i soldati, subito che gli arrivò in Napoli, lo chiamorono re; in modo che intra il marito e la moglie nacquono discordie grandi, e più volte superorono l'uno l'altro; pure, in ultimo, rimase la Reina in istato; la quale diventò poi nimica del Pontefice, onde che Sforza, per condurla in necessità, e che l'avesse a gittarsegli in grembo, rinunziò, fuora di sua opinione, al suo soldo.
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