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      Onde che quelli citorono gli Uberti, i quali, non solamente non ubbidirono, ma prese le armi, si fortificorono nelle case loro; di che il popolo sdegnato, si armò, e con lo aiuto de' Guelfi gli sforzò ad abbandonare Firenze e andarne con tutta la parte ghibellina a Siena. Di quivi domandorono aiuto a Manfredi re di Napoli, e per industria di messer Farinata degli Uberti furono i Guelfi dalle genti di quel re, sopra il fiume della Arbia, con tanta strage rotti, che quegli i quali di quella rotta camparono, non a Firenze, giudicando la loro città perduta, ma a Lucca si rifuggirono.
     
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      Aveva Manfredi mandato a' Ghibellini, per capo delle sue genti, il conte Giordano, uomo in quelli tempi nelle armi assai reputato. Costui, dopo la vittoria, se ne andò con i Ghibellini a Firenze, e quella città ridusse tutta alla ubbidienza di Manfredi, annullando i magistrati e ogni altro ordine per il quale apparisse alcuna forma della sua libertà. La quale ingiuria, con poca prudenza fatta, fu dallo universale con grande odio ricevuta; e di nimico ai Ghibellini diventò loro inimicissimo; donde al tutto ne nacque, con il tempo, la rovina loro. E avendo, per le necessità del Regno il conte Giordano a tornare a Napoli, lasciò in Firenze per regale vicario il conte Guido Novello, signore di Casentino. Fece costui uno concilio di Ghibellini ad Empoli, dove per ciascuno si concluse che, a volere mantenere potente la parte ghibellina in Toscana, era necessario disfare Firenze, sola atta per avere il popolo guelfo, a fare ripigliare le forze alle parti della Chiesa.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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