Al popolo dall'altra parte ricordavano come e' non era prudenzia volere sempre l'ultima vittoria, e come e' non fu mai savio partito fare disperare gli uomini, perché chi non spera il bene non teme il male; e che dovevano pensare che la nobilità era quella la quale aveva nelle guerre quella città onorata, e però non era bene né giusta cosa con tanto odio perseguitarla; e come i nobili il non godere il loro supremo magistrato facilmente sopportavano, ma non potevano già sopportare che fusse in potere di ciascuno, mediante gli ordini fatti, cacciargli della patria loro; e però era bene mitigare quelli, e per questo benefizio fare posare le armi, né volessero tentare la fortuna della zuffa confidandosi nel numero, perché molte volte si era veduto gli assai dai pochi essere stati superati. Erano nel popolo i pareri diversi: molti volevono che si venissi alla zuffa, come a cosa che un giorno di necessità a venire vi si avesse; e però era meglio farlo allora, che aspettare che i nimici fussero più potenti; e se si credesse che rimanessero contenti mitigando le leggi, che sarebbe bene mitigarle; ma che la superbia loro era tanta che non poserieno mai, se non forzati. A molti altri, più savi e di più quieto animo, pareva che il temperare le leggi non importasse molto, e il venire alla zuffa importasse assai; di modo che la opinione loro prevalse; e providono che alle accuse de' nobili fussero necessari i testimoni.
15
Posate le armi, rimase l'una e l'altra parte piena di sospetto, e ciascuna con torri e con armi si fortificava; e il popolo riordinò il governo, ristringendo quello in minore numero, mosso dallo essere stati quelli Signori favorevoli a' nobili: del quale rimaseno principi Mancini, Magalotti, Altoviti, Peruzzi e Cerretani.
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Mancini Magalotti Altoviti Peruzzi Cerretani
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