Le quali parole non furono in alcuna parte udite; ma con modi ingiuriosi e parole villane furono i Signori a sonare necessitati: al quale suono tutto il popolo alla Piazza armato corse. Dall'altra parte, i Bardi e Frescobaldi, veggendosi scoperti, per vincere con gloria o morire sanza vergogna, presono le armi, sperando potere la parte della città di là dal fiume, dove avevano le case loro, difendere; e si feciono forti ai ponti, sperando nel soccorso che dai nobili del contado e altri loro amici aspettavano. Il quale disegno fu loro guasto dai popolani i quali quella parte della città con loro abitavano, i quali presono le armi in favore de' Signori: di modo che, trovandosi tramezzati, abbandonorono i ponti e si ridussono nella via dove i Bardi abitavano, come più forte che alcuna altra, e quella virtuosamente difendevano. Messer Iacopo d'Agobio, sappiendo come contro a lui era tutta questa congiura, pauroso della morte, tutto stupido e spaventato, propinquo al palagio de' Signori, in mezzo di sue genti armate si posava; ma negli altri rettori, dove era meno colpa, era più animo; e massime nel podestà, che messer Maffeo da Carradi si chiamava. Costui si presentò dove si combatteva; e senza avere paura di alcuna cosa, passato il ponte Rubaconte, intra le spade de' Bardi si misse, e fece segno di volere parlare loro: donde che la reverenzia dell'uomo, i suoi costumi e le altre sue grandi qualità feciono ad un tratto fermare le armi, e quietamente ascoltarlo. Costui, con parole modeste e gravi, biasimò la congiura loro; mostrò il pericolo nel quale si trovavano, se non cedevono a questo popolare impeto; dette loro speranza che sarebbono di poi uditi e con misericordia giudicati; promisse di essere operatore che alli ragionevoli sdegni loro si arebbe compassione.
| |
Piazza Bardi Frescobaldi Bardi Iacopo Agobio Maffeo Carradi Rubaconte Bardi
|