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      Che il tempo a consumare i desideri della libertà non basti è certissimo: perché s'intende spesso quella essere in una città da coloro riassunta che mai la gustorono, ma solo per la memoria che ne avevano lasciata i padri loro la amavano, e perciò, quella ricuperata, con ogni ostinazione e pericolo conservano; e quando mai i padri non la avessero ricordata, i palagi publici, i luoghi de' magistrati, le insegne de' liberi ordini la ricordano: le quali cose conviene che sieno con massimo desiderio dai cittadini cognosciute. Quali opere volete voi che sieno le vostre che contrappesino alla dolcezza del vivere libero, o che facciano mancare gli uomini del desiderio delle presenti condizioni? Non se voi aggiugnessi a questo imperio tutta la Toscana, e se ogni giorno tornassi in questa città trionfante de' nimici nostri: perché tutta quella gloria non sarebbe sua, ma vostra, e i cittadini non acquisterebbono sudditi, ma conservi, per i quali si vederebbono nella servitù raggravare. E quando i costumi vostri fussero santi, i modi benigni, i giudizi retti, a farvi amare non basterebbono; e se voi credessi che bastassero v'inganneresti, perché ad uno consueto a vivere sciolto ogni catena pesa e ogni legame lo strigne: ancora che trovare uno stato violento con un principe buono sia impossibile, perché di necessità conviene o che diventino simili, o che presto l'uno per l'altro rovini. Voi avete adunque a credere o di avere a tenere con massima violenza questa città (alla qual cosa le cittadelle, le guardie, gli amici di fuora molte volte non bastano), o di essere contento a quella autorità che noi vi abbiamo data.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





Toscana