Non voleva il Duca acconsentirlo; pure, minacciato dalle genti che erano rinchiuse con lui, si lasciò
sforzare. Appariscono senza dubbio gli sdegni maggiori, e sono le ferite più gravi, quando si recupera una libertà che quando si difende: furono messer Guglielmo e il figliuolo posti intra le migliaia de' nimici loro; e il figliuolo non aveva ancora diciotto anni, non di meno la età, la forma, la innocenza sua non lo poté dalla furia della moltitudine salvare; e quelli che non poterono ferirgli vivi, gli ferirono morti; né saziati di straziargli con il ferro, con le mani e con i denti gli laceravano. E perché tutti i sensi si sodisfacessero nella vendetta avendo udito prima le loro querele, veduto le loro ferite, tocco le loro carni lacere, volevono ancora che il gusto le assaporasse, acciò che, come tutte le parti di fuora ne erano sazie, quelle di dentro ancora se ne saziassero. Questo rabbioso furore quanto egli offese costoro, tanto a messer Cerrettieri fu utile; perché, stracca la moltitudine nelle crudeltà di questi duoi, di quello non si ricordò: il quale, non essendo altrimenti domandato, rimase in Palagio, donde fu la notte poi, da certi suoi parenti e amici, a salvamento tratto. Sfogata la moltitudine sopra il sangue di costoro si concluse lo accordo: che il Duca se ne andasse, con i suoi e sue cose, salvo; e a tutte le ragioni aveva sopra Firenze renunziasse; e di poi, fuora del dominio, nel Casentino, alla renunzia ratificasse. Dopo questo accordo, a dì 6 di agosto, partì di Firenze da molti cittadini accompagnato; e arrivato in Casentino, alla renunzia, ancora che mal volentieri, ratificò; e non arebbe osservata la fede, se dal conte Simone non fusse stato di ricondurlo in Firenze minacciato.
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