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      Onde nasce che sempre, cacciata una parte e spenta una divisione, ne surge un'altra; perché quella città che con le sette più che con le leggi si vuol mantenere, come una setta è rimasa in essa sanza opposizione, di necessità conviene che infra se medesima si divida; perché da quelli modi privati non si può difendere i quali essa per sua salute prima aveva ordinati. E che questo sia vero le antiche e moderne divisioni della nostra città lo dimostrano. Ciascuno credeva, destrutti che furono i Ghibellini, i Guelfi di poi lungamente felici e onorati vivessero; non di meno, dopo poco tempo, in Bianchi e in Neri si divisono. Vinti di poi i Bianchi, non mai stette la città sanza parti: ora per favorire i fuori usciti, ora per le nimicizie del popolo e de' Grandi, sempre combattemmo; e per dare ad altri quello che d'accordo per noi medesimi possedere o non volavamo o non potavamo, ora al re Ruberto, ora al fratello, ora al figliuolo, e in ultimo al Duca di Atene, la nostra libertà sottomettemmo. Non di meno in alcuno stato mai non ci riposammo, come quelli che non siamo mai stati d'accordo a vivere liberi e di essere servi non ci contentiamo. Né dubitammo (tanto sono i nostri ordini disposti alle divisioni), vivendo ancora sotto la ubbidienza del Re, la maestà sua ad un vilissimo uomo nato in Agobio posporre. Del Duca di Atene non si debbe, per onore di questa città, ricordare; il cui acerbo e tirannico animo ci doveva fare savi e insegnare vivere: non di meno, come prima e' fu cacciato, noi avemmo le armi in mano, e con più odio e maggiore rabbia che mai alcuna altra volta insieme combattuto avessimo, combattemmo; tanto che l'antica nobilità nostra rimase vinta e nello arbitrio del popolo si rimisse.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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