A che noi, mossi dalla carità della patria, non da alcuna privata passione, vi confortiamo. E benché la corruzione di essa sia grande
, spegnete per ora quel male che ci ammorba, quella rabbia che ci consuma, quel veleno che ci uccide; e imputate i disordini antichi, non alla natura degli uomini, ma ad i tempi; i quali sendo variati, potete sperare alla vostra città, mediante i migliori ordini, migliore fortuna. La malignità della quale si può con la prudenza vincere, ponendo freno alla ambizione di costoro, e annullando quelli ordini che sono delle sette nutritori, e prendendo quelli che al vero vivere libero e civile sono conformi. E siate contenti più tosto farlo ora con la benignità delle leggi, che, differendo, con il favore delle armi gli uomini sieno a farlo necessitati.
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I Signori, mossi da quello che prima per loro medesimi cognoscevono, e di poi dalla autorità e conforti di costoro, dettono autorità a cinquantasei cittadini, perché alla salute della republica provedessero. Egli è verissimo che gli assai uomini sono più atti a conservare uno ordine buono che a saperlo per loro medesimi trovare. Questi cittadini pensorono più a spegnere le presenti sette che a torre via le cagioni delle future, tanto che né l'una cosa né l'altra conseguirono; perché le cagioni delle nuove non levorono, e di quelle che vegghiavano una più potente che l'altra, con maggiore pericolo della republica, feciono. Privorono per tanto di tutti i magistrati, eccetto che di quelli della Parte guelfa, per tre anni, tre della famiglia degli Albizzi e tre di quella de' Ricci, intra i quali Piero degli Albizzi e Uguccione de' Ricci furono; proibirono a tutti i cittadini entrare in Palagio, eccetto che ne' tempi che i magistrati sedevano; providono che qualunque fusse battuto, o impeditagli la possessione de' suoi beni, potesse, con una domanda, accusarlo ai Consigli e farlo chiarire de' Grandi, e, chiarito, sottoporlo ai carichi loro.
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Albizzi Ricci Piero Albizzi Uguccione Ricci Palagio Consigli Grandi
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