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      Non sia alcuno che muova una alterazione in una città, per credere poi, o fermarla a sua posta, o regolarla a suo modo. Fu la intenzione di Salvestro creare quella legge e posare la città; e la cosa procedette altrimenti; perché gli umori mossi avevono in modo alterato ciascuno, che le botteghe non si aprivano, i cittadini si afforzavano per le case, molti il loro mobile per i munisteri e per le chiese nascondevano, e pareva che ciascuno temesse qualche propinquo male. Ragunoronsi i corpi delle Arti, e ciascuna fece un sindaco; onde i Priori chiamorono i loro collegi e quelli sindachi, e consultorono tutto un giorno come la città con sodisfazione di ciascuno si potesse quietare; ma per essere i pareri diversi, non si accordorono. L'altro giorno seguente, le Arti trassono fuora le loro bandiere: il che sentendo i Signori, e dubitando di quello che avvenne, chiamorono il Consiglio per porvi rimedio. Né fu ragunato a pena, che si levò il romore e subito le insegne delle Arti, con grande numero di armati dietro, furono in Piazza. Onde che il Consiglio, per dare alle Arti e al popolo di contentargli speranza, e torre loro la occasione del male, dette generale potestà, la quale si chiama in Firenze balia, ai Signori, Collegi, agli Otto, a' Capitani di parte e a' sindachi delle Arti, di potere riformare lo stato della città a comune benifizio di quella. E mentre che questo si ordinava, alcune insegne delle Arti, e di quelle di minori qualità, sendo mosse da quelli che desideravono vendicarsi delle fresche ingiurie ricevute dai Guelfi, dalle altre si spiccorono, e la casa di messer Lapo da Castiglionchio saccheggiorono e arsono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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