Comparsono, appresso a questi, l'altra moltitudine; e non trovato riscontro, con terribili voci i loro prigioni alla Signoria domandavano; e per avergli per forza, poi che non erano per minacce renduti, le case di Luigi Guicciardini arsono; di modo che i Signori, per paura di peggio, gli consegnorono loro. Riavuti questi, tolsono il gonfalone della giustizia allo esecutore, e sotto quello le case di molti cittadini arsono, perseguitando quelli i quali o per publica o per privata cagione erano odiati. E molti cittadini, per vendicare loro private ingiurie, alle case de' loro nimici li condussero: perché bastava solo che una voce, nel mezzo della moltitudine: - a casa il tale! - gridasse, o che quello che teneva il gonfalone in mano vi si volgesse. Tutte le scritture ancora dell'Arte della lana arsono. Fatti che gli ebbono molti mali, per accompagnarli con qualche lodevole opera, Salvestro de' Medici e tanti altri cittadini feciono cavalieri, che il numero di tutti a sessantaquattro aggiunse; intra i quali Benedetto e Antonio degli Alberti, Tommaso Strozzi e simili loro confidenti furono; non ostante che molti forzatamente ne facessero. Nel quale accidente, più che alcuna altra cosa, è da notare lo avere veduto a molti ardere le case e quelli poco di poi, in un medesimo giorno, da quelli medesimi (tanto era propinquo il beneficio alla ingiuria) essere stati fatti cavalieri, il che a Luigi Guicciardini gonfaloniere di giustizia intervenne. I Signori, intra tanti tumulti, vedendosi abbandonati da le genti d'arme, dai capi delle Arti e dai loro gonfalonieri, erano smarriti; perché niuno secondo l'ordine dato gli aveva soccorsi, e di sedici gonfaloni solamente la insegna del Lione d'oro e quella del Vaio, sotto Giovenco della Stufa e Giovanni Cambi, vi comparsono; e questi poco tempo in Piazza dimororono, perché, non si vedendo seguitare dagli altri, ancora eglino si partirono.
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