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      Questi capi infra loro deliberorono che sempre otto, eletti dai corpi delle loro Arti, avessero con i Signori in Palagio ad abitare, e tutto quello che dalla Signoria si deliberasse dovesse essere da loro confermato; tolsono a messer Salvestro de' Medici e a Michele di Lando tutto quello che nelle altre loro deliberazioni era stato loro concesso, assegnorono a molti di loro ufici e suvvenzioni, per potere il loro grado con dignità mantenere. Ferme queste deliberazioni, per farle valide, mandorono duoi di loro alla Signoria, a domandare che le fussero loro per i Consigli conferme, con propositi di volerle per forza, quando d'accordo non le potessero ottenere. Costoro, con grande audacia e maggiore prosunzione, a' Signori la loro commissione esposono; e al Gonfaloniere la dignità ch'eglino gli avieno data, e l'onore fattogli, e con quanta ingratitudine e pochi rispetti si era con loro governato, rimproverorono. E venendo poi, nel fine, dalle parole alle minacce, non potette sopportare Michele tanta arroganzia, e ricordandosi più del grado che teneva che della infima condizione sua, gli parve da frenare con estraordinario modo una estraordinaria insolenza; e tratta l'arme che gli aveva cinta, prima gli ferì gravemente di poi gli fece legare e rinchiudere. Questa cosa, come fu nota, accese tutta la moltitudine d'ira; e credendo potere, armata, conseguire quello che disarmata non aveva ottenuto, prese con furore e tumulto le armi, e si mosse per ire a sforzare i Signori. Michele, dall'altra parte, dubitando di quello avvenne, deliberò di prevenire, pensando che fusse più sua gloria assalire altri che dentro alle mura aspettare il nimico, e avere, come i suoi antecessori, con disonore del Palagio e sua vergogna, a fuggirsi.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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