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      I Signori, al primo romore, turbati, armorono e serrorono il Palagio; ma poi che fu inteso il caso, e saputo quali erano quelli che movevono lo scandolo, e dove si erano rinchiusi, si rassicurorono, e al Capitano con molti altri armati che a prendergli andassero comandarono. Tale che senza molta fatica le porte del tempio sforzate furono, e parte di loro, difendendosi, morti, e parte presi. I quali esaminati, non si trovò altri in colpa fuora di loro, che Baroccio e Piggiello Cavicciuli, i quali insieme con quelli furono morti.
     
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      Dopo questo accidente ne nacque un altro di maggiore importanza. Aveva la città, in questi tempi, come di sopra dicemmo, guerra con il Duca di Milano, il quale, vedendo come ad opprimere quella le forze aperte non bastavano, si volse alle occulte, e per mezzo de' fuori usciti fiorentini, de' quali la Lombardia era piena, ordinò uno trattato, del quale molti di dentro erano consapevoli, per il quale si era concluso che, ad un certo giorno, dai luoghi più propinqui a Firenze, gran parte de' fuori usciti atti alle armi si partissero, e per il fiume di Arno nella città entrassero; i quali, insieme con i loro amici di dentro, alle case de' primi dello stato corressero, e quelli morti, riformassero secondo la volontà loro la republica. Intra i congiurati di dentro era uno de' Ricci, nominato Saminiato; e come spesso nelle congiure avviene, che i pochi non bastano e gli assai le scuoprono, mentre che Saminiato cercava di guadagnarsi compagni, trovò lo accusatore.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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