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      Quelli nobili popolani i quali pacificamente governavano la città, feciono duoi errori, che furono la rovina dello stato di quelli: l'uno, che diventorono per il continuo dominio, insolenti; l'altro, che, per la invidia ch'eglino avevono l'uno all'altro, e per la lunga possessione nello stato, quella cura di chi gli potesse offendere che dovevono non tennono.
     
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      Rinfrescando adunque costoro con i loro sinistri modi, ogni dì, l'odio nello universale, e non vigilando le cose nocive per non le temere, o nutrendole per invidia l'uno dell'altro, feciono che la famiglia de' Medici riprese autorità. Il primo che in quella cominciò a risurgere fu Giovanni di Bicci. Costui, sendo diventato ricchissimo, ed essendo di natura benigno e umano, per concessione di quegli che governavano fu condotto al supremo magistrato. Di che per lo universale della città se ne fece tanta allegrezza, parendo alla moltitudine aversi guadagnato uno defensore, che meritamente ai più savi la fu sospetta, perché si vedeva tutti gli antichi umori cominciare a risentirsi. E Niccolò da Uzano non mancò di avvertirne gli altri cittadini, mostrando quanto era pericoloso nutrire uno che avesse nello universale tanta reputazione; e come era facile opporsi a' disordini ne' principii, ma lasciandogli crescere, era difficile il rimediarvi; e che cognosceva come in Giovanni erano molte parti che superavano quelle di messer Salvestro. Non fu Niccolò da' suoi uguali udito, perché avevano invidia alla reputazione sua e desideravano avere compagni a batterlo.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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