Vivendosi per tanto in Firenze intra questi umori, i quali occultamente cominciavano a ribollire, Filippo Visconti, secondo figliuolo di Giovanni Galeazzo, sendo, per la morte del fratello, diventato signore di tutta Lombardia, e parendogli potere disegnare qualunque impresa, desiderava sommamente riinsignorirsi di Genova, la quale allora, sotto il dogato di messer Tommaso da Campo Fregoso, libera si viveva; ma si diffidava potere o quella o altra impresa ottenere, se prima non publicava nuovo accordo co' Fiorentini, la riputazione del quale giudicava gli bastasse a potere a' suoi desiderii sodisfare. Mandò per tanto suoi oratori a Firenze a domandarlo. Molti cittadini consigliavano che non si facesse; ma che, sanza farlo, nella pace che molti anni s'era mantenuta seco si perseverasse, perché cognoscevono il favore che il farlo gli arrecava e il poco utile che la città ne traeva. A molti altri pareva da farlo, e per virtù di quello imporgli termini, i quali trapassando, ciascuno cognoscesse il cattivo animo suo, e si potesse, quando e' rompesse la pace, più giustificatamente fargli la guerra. E così, disputata la cosa assai, si fermò la pace, nella quale Filippo promisse non si travagliare delle cose che fussero dal fiume della Magra e del Panaro in qua.
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Fatto questo accordo, Filippo occupò Brescia, e poco di poi Genova, contro alla opinione di quegli che in Firenze avevano confortata la pace, perché credevano che Brescia fusse difesa da' Viniziani e Genova per se medesima si defendesse.
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