I danni certi erano le spese che la si tirava dietro, le quali si vedevano tante, che le dovevono fare paura ad una città riposata, non che ad una stracca d'una lunga e grave guerra, come era la loro; gli utili che se ne potevono trarre erano lo acquisto di Lucca; i quali confessava essere grandi, ma che gli era da considerare i dubi che ci erano dentro, i quali a lui parevono tanti, che giudicava lo acquisto impossibile. E che non credessero che i Viniziani e Filippo fussero contenti di questo acquisto; perché quelli solo mostravano consentirlo per non parere ingrati, avendo poco tempo innanzi, con i danari de' Fiorentini, preso tanto imperio; quell'altro aveva caro che in nuova guerra e in nuove spese si implicassero, acciò che, attriti e stracchi da ogni parte, potesse di poi di nuovo assaltargli; e come non gli mancherà modo, nel mezzo della impresa e nella maggiore speranza della vittoria, di soccorrere i Lucchesi, o copertamente, con danari, o cassare delle sue genti e come soldati di ventura mandarli in loro aiuto. Confortava per tanto ad astenersi dalla impresa, e vivere con il tiranno in modo che se gli facesse, dentro, più inimici si potesse, perché non ci era più commoda via a subiugarla, che lasciarla vivere sotto il tiranno e da quello affliggere e indebolire; per che, governata la cosa prudentemente, quella città si condurrebbe in termine che il tiranno non la potendo tenere, ed ella non sapendo né potendo per sé governarsi, di necessità cadrebbe loro in grembo.
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