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Queste così fatte cose e modi estraordinari di procedere erano ottimamente da Niccolò da Uzano e dagli altri capi della Parte cognosciuti, e molte volte avevano ragionato insieme de' rimedi; e non ce gli trovavano, perché pareva loro il lasciare crescere la cosa pericoloso, e il volerla urtare difficile. E Niccolò da Uzano era il primo al quale non piacevano le vie straordinarie; onde che, vivendosi con la guerra fuora e con questi travagli dentro, Niccolò Barbadori, volendo disporre Niccolò da Uzano ad acconsentire alla rovina di Cosimo, lo andò a trovare a casa, dove tutto pensoso in uno suo studio dimorava, e lo confortò con quelle ragioni seppe addurre migliori a volere convenire con messer Rinaldo a cacciare Cosimo. Al quale Niccolò da Uzano rispose in questa sentenza: - E' si farebbe per te, per la tua casa e per la nostra republica, che tu e gli altri che ti seguono in questa opinione avessero più tosto la barba d'ariento che d'oro, come si dice che hai tu, perché i loro consigli, procedendo da capo canuto e pieno di esperienza, sarebbero più savi e più utili a ciascheduno. E' mi pare che coloro che pensono di cacciare Cosimo da Firenze abbino, prima che ogni cosa, a misurare le forze loro e quelle di Cosimo. Questa nostra parte voi l'avete battezzata la Parte de' nobili, e la contraria quella della plebe: quando la verità correspondesse al nome, sarebbe in ogni accidente la vittoria dubia, e più tosto doverremmo temere noi che sperare, mossi dallo esemplo delle antiche nobilità di questa città, le quali dalla plebe sono state spente.
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