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      De' giuochi della fortuna io ne ho assai buona esperienza; e come io ho poco confidato nelle prosperità, così le avversità meno mi offendono; e so che, quando le piacerà, la mi si potrà mostrare più lieta; ma quando mai non le piaccia, io stimerò sempre poco vivere in una città dove possino meno le leggi che gli uomini; perché quella patria è desiderabile nella quale le sustanze e gli amici si possono securamente godere, non quella dove ti possino essere quelle tolte facilmente, e gli amici, per paura di loro propri, nelle tue maggiori necessità ti abbandonono. E sempre agli uomini savi e buoni fu meno grave udire i mali della patria loro, che vederli; e cosa più gloriosa reputano essere uno onorevole ribello, che uno stiavo cittadino -. E partito dal Papa pieno di sdegno, seco medesimo spesso i suoi consigli e la freddezza degli amici reprendendo, se ne andò in esilio. Cosimo, dall'altra parte, avendo notizia della sua restituzione, tornò in Firenze. E rade volte occorse che uno cittadino, tornando trionfante d'una vittoria, fusse ricevuto dalla sua patria con tanto concorso di popolo e con tanta dimostrazione di benivolenzia, con quanta fu ricevuto egli tornando dallo esilio. E da ciascuno voluntariamente fu salutato benefattore del popolo e padre della patria.
     
     
      LIBRO QUINTO
     
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      Sogliono le provincie, il più delle volte, nel variare che le fanno, dall'ordine venire al disordine, e di nuovo di poi dal disordine all'ordine trapassare; perché, non essendo dalla natura conceduto alle mondane cose il fermarsi, come le arrivano alla loro ultima perfezione, non avendo più da salire, conviene che scendino; e similmente, scese che le sono, e per li disordini ad ultima bassezza pervenute, di necessità, non potendo più scendere, conviene che salghino, e così sempre da il bene si scende al male, e da il male si sale al bene.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





Papa Firenze