Poterono tanto queste parole nell'animo del Duca, che, mutato proposito, liberò Alfonso, e onorevolmente lo rimandò a Genova, e di quindi nel Regno. Il quale si transferì in Gaeta, la quale, subito che s'intese la sua liberazione, era stata occupata da alcuni signori suoi partigiani.
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I Genovesi, veggendo come il Duca, sanza avere loro rispetto, aveva liberato il Re, e che quello de' pericoli e delle spese loro si era onorato, e come a lui rimaneva il grado della liberazione e a loro la ingiuria della cattura e della rotta, tutti si sdegnorono contro a quello. Nella città di Genova, quando la vive nella sua libertà, si crea per liberi suffragi uno capo, il quale chiamano Doge non perché sia assoluto principe, né perché egli solo deliberi, ma come capo preponga quello che dai magistrati e consigli loro si debba deliberare. Ha quella città molte nobili famiglie, le quali sono tanto potenti che difficilmente allo imperio de' magistrati ubbidiscono. Di tutte l'altre, la Fregosa e la Adorna sono potentissime: da queste nascono le divisioni di quella città, e che gli ordini civili si guastono; perché, combattendo intra loro, non civilmente, ma il più delle volte con le armi, questo principato, ne segue che sempre è una parte afflitta e l'altra regge; e alcuna volta occorre che quelli che si truovano privi delle loro dignità, alle armi forestiere ricorrono, e quella patria che loro governare non possono allo imperio d'uno forestiero sottomettono. Di qui nasceva e nasce che quelli che in Lombardia regnono, il più delle volte a Genova comandono, come allora, quando Alfonso d'Aragona fu preso, interveniva.
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