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      Niuno uomo buono riprenderà mai alcuno che cerchi di difendere la patria sua, in qualunque modo se la difenda. Né fu mai il fine nostro di iniuriarti, ma sì bene di guardare la patria nostra dalle ingiurie: di che te ne può essere testimone che, nel corso delle maggiori vittorie della lega nostra, quando noi ti cognoscemmo volto ad una vera pace, fummo più desiderosi di quella che tu medesimo: tanto che noi non dubitiamo di avere mai fatto cosa da dubitare di non potere da te qualunque grazia ottenere. Né anche la patria nostra si può dolere che noi ti confortiamo ora a pigliare quelle armi contro a di lei, dalle quali con tanta ostinazione la difendemmo; perché quella patria merita di essere da tutti i cittadini amata la quale ugualmente tutti i suoi cittadini ama, non quella che, posposti tutti gli altri, pochissimi ne adora. Né sia alcuno che danni le armi in qualunque modo contro alla patria mosse, perché le città ancora che sieno corpi misti, hanno con i corpi semplici somiglianza, e come in questi nascono molte volte infirmità che sanza il fuoco o il ferro non si possono sanare, così in quelle molte volte surge tanti inconvenienti che uno pio e buono cittadino, ancora che il ferro vi fusse necessario, peccherebbe molto più a lasciarle incurate che a curarle. Quale adunque puote essere malattia maggiore ad uno corpo d'una republica che la servitù? quale medicina è più da usare necessaria che quella che da questa infirmità la sullevi? Sono solamente quelle guerre giuste che sono necessarie, e quelle armi sono pietose dove non è alcuna speranza fuora di quelle.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526