Il che fu al tutto da il Conte denegato, e intra Andrea Mauroceno mandato da' Viniziani, e lui furono ingiuriose parole, accusando l'uno l'altro di assai superbia e poca fede, e fatti fra loro assai protesti, l'uno di non essere obligato al servizio, l'altro al pagamento, se ne tornò il Conte in Toscana, e quell'altro a Vinegia. Fu il Conte alloggiato nel paese di Pisa; e speravano potere indurlo a rinnovare la guerra ai Lucchesi. A che non lo trovorono disposto; perché il Duca, inteso che per reverenza di lui non aveva voluto passare il Po pensò di potere ancora, mediante lui, salvare i Lucchesi; e lo pregò che fusse contento fare accordo infra i Lucchesi e i Fiorentini e includervi ancora lui potendo, dandogli speranza di fare a sua posta le nozze della figliuola. Questo parentado moveva forte il Conte, perché sperava, mediante quello, non avendo il Duca figliuoli maschi, potersi insignorire di Milano; e perciò sempre a' Fiorentini tagliava le pratiche della guerra, e affermava non essere per muoversi, se i Viniziani non gli osservavano il pagamento e la condotta; né il pagamento solo gli bastava, perché, volendo vivere securo degli stati suoi, gli conveniva avere altro appoggio che i Fiorentini. Per tanto, se dai Viniziani era abbandonato, era necessitato pensare a' suoi fatti; e destramente minacciava di accordarsi con il Duca.
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Queste gavillazioni e questi inganni dispiacevano a' Fiorentini grandemente, perché vedevano la impresa di Lucca perduta, e di più dubitavano dello stato loro, qualunque volta il Conte e il Duca fussino insieme.
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