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      Sapeva costui il sito della cittadella di Verona, e dai prigioni presi in quella guerra aveva inteso come la era male guardata, e la facilità e il modo di acquistarla. Per tanto gli parve che la fortuna gli avesse messo innanzi materia a riavere l'onore suo e a fare che la letizia aveva avuto il nimico per la fresca vittoria ritornassi, per una più fresca perdita, in dolore. È la città di Verona posta in Lombardia, a piè de' monti che dividono la Italia dalla Magna, in modo tale che la participa di quelli e del piano. Esce il fiume dello Adice della valle di Trento, e nello entrare in Italia non si distende subito per la campagna, ma, voltosi in su la sinistra, lungo i monti, trova quella città, e passa per il mezzo di essa, non per ciò in modo che le parti sieno uguali, perché molto più ne lascia verso la pianura che di verso i monti. Sopra i quali sono due rocche, San Piero l'una, l'altra San Felice nominate; le quali più forti per il sito che per la muraglia appariscono, ed essendo in luogo alto, tutta la città signoreggiono. Nel piano di qua dallo Adice, e adosso alle mura della terra sono due altre fortezze, discosto l'una dall'altra mille passi, delle quali l'una la vecchia, l'altra la cittadella nuova si nominano; dall'una delle quali, dalla parte di dentro, si parte uno muro che va a trovare l'altra, e fa quasi come una corda allo arco che fanno le mura ordinarie della città, che vanno da l'una all'altra cittadella. Tutto questo spazio posto infra l'uno muro e l'altro è pieno di abitatori, e chiamasi il borgo di San Zeno.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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