Parve ad Antonio che la occasione fusse venuta; e ordinò a' suoi quello dovessero fare; e al tempo aspettò il Patriarca sopra il ponte che, propinquo alla rocca, per fortezza di quella si può, secondo la necessità, levare e porre. E come il Patriarca fu sopra quello, avendolo prima con il ragionamento fermo, fece cenno a' suoi che alzassero il ponte; tanto che il Patriarca in un tratto si trovò, di comandatore di eserciti, prigione di uno castellano. Le genti che erano seco prima romoreggiorono; di poi, intesa la volontà del Papa, si quietorono. Ma il Castellano confortando con umane parole il Patriarca, e dandogli speranza di bene, gli rispose che gli uomini grandi non si pigliavano per lasciargli, e quelli che meritavano di essere presi, non meritavano di essere lasciati. E così poco di poi morì in carcere; e il Papa alle sue genti Lodovico patriarca di Aquileia prepose. E non avendo mai voluto per lo adietro nelle guerre della lega e del Duca
implicarsi, fu allora contento intervenirvi; e promisse essere presto per la difesa di Toscana, con quattro mila cavagli e dumila fanti.
28
Liberati i Fiorentini da questa paura, restava loro il timore di Niccolò e della confusione delle cose di Lombardia, per i dispareri erano tra i Viniziani e il Conte; i quali per intenderli meglio, mandorono Neri di Gino Capponi e messer Giuliano Davanzati a Vinegia; a' quali commissono che fermassero come l'anno futuro si avesse a maneggiare la guerra; e a Neri imposono che, intesa la opinione de' Viniziani, se ne andassi dal Conte per intendere la sua e per persuaderlo a quelle cose che alla salute della lega fussero necessarie.
| |
Antonio Patriarca Patriarca Patriarca Papa Castellano Patriarca Papa Lodovico Aquileia Duca Toscana Fiorentini Niccolò Lombardia Viniziani Conte Neri Gino Capponi Giuliano Davanzati Vinegia Neri Viniziani Conte
|